Esordisce il Pagellone e non poteva farlo in modo migliore che non analizzando il pazzo progetto by Suda 51 + Shinji Mikami, suona la campanella per Shadow Of the Damned.
...Promosso o bocciato??!
L’incedere lineare fra aree ristrette
e prive di grossi bivi è ben cadenzato da un alternarsi equilibrato
di sparatorie frenetiche, fughe, mini game e risoluzioni di semplici
enigmi ambientali.
I nemici per quanto non eccellano in
intelligenza, sono di diverse tipologie con ognuno punti deboli
specifici che obbligano ad agire di conseguenza.
Le tre tipologie di fuoco a
disposizione di Garcia, grazie all'upgrade che modifica
sostanzialmente le loro caratteristiche (possibile spendendo le gemme
sparse negli stage), garantisce una costante varietà di attacchi.
Esilaranti e cruente anche le mosse
corpo a corpo.
Da Resident Evil 4 Shadows of The
Damned eredita anche il sistema di mira lento e poco fluido.
Basta tuttavia una mezz’ora di gioco per prendere confidenza con i comandi ben mappati e solitamente ben reattivi.
Basta tuttavia una mezz’ora di gioco per prendere confidenza con i comandi ben mappati e solitamente ben reattivi.
La gestione della telecamera arreca disturbo prevalentemente quando si è accerchiati da nemici ormai vicinissimi. attacco fisico e schivata, se ben infilati, vi consentiranno tuttavia di riappropriarvi delle leggibilità della scena.
Sebbene la sbandierata etichetta psicological
action thriller avesse fatto pensare ben altro, soprattutto
considerando i precedenti di Suda51, la storia dietro a Shadows Of
The Damned risulta interessante, molto delicata in contrapposizione al
gore che regna sovrano ed incerta sino all’ultimo.
Pur poco invadente, mette sul piatto spunti di riflessione profondi anche grazie agli enigmatici racconti contenuti nei libri sparsi negli stage.
Pur poco invadente, mette sul piatto spunti di riflessione profondi anche grazie agli enigmatici racconti contenuti nei libri sparsi negli stage.
Cast di personaggi che sprizza
personalità da tutti i pori con scenette e boss indimenticabili.
Come da DNA Grasshopper Manofacture, Shadows of The Damned non fa eccezione distinguendosi in stile con
la scelta di una palette di colori acida e location che escono
dall’immaginario comune di Inferno.
Non rinunciano nemmeno alle loro
tipiche citazioni, nascoste in poster, ambienti, character design e
dialoghi, probabilmente invisibili ai più ma ben presenti.
Tecnicamente il gioco non brilla, sebbene più che sufficiente ed attestabile sugli standard medi della
corrente generazione.
L’uso di una versione decisamente scarna del motore grafico Unreal Engine 3, fa soffrire l’opera di tutti i suoi problemi atavici, quali caricamento ritardato delle texture, per altro non definitissime e rari momentanei blocchi nei check point.
L’uso di una versione decisamente scarna del motore grafico Unreal Engine 3, fa soffrire l’opera di tutti i suoi problemi atavici, quali caricamento ritardato delle texture, per altro non definitissime e rari momentanei blocchi nei check point.
Il sonoro composto da tracce punk
rock, sottofondi ed effetti ricercati è sempre a tema.
Ottimo anche il doppiaggio in inglese.
Ottimo anche il doppiaggio in inglese.
L’unico neo risiede nella discutibile
compressione delle tracce con il risultato di un suono non
nitidissimo che vanifica in parte l’ottimo lavoro svolto nella
composizione delle musiche da Akira Yamaoka.
Con una durata stimabile intorno alle 8-9 ore Shadows of the Damned si attesta su buoni livelli considerando i recenti bassi standard del genere.
L’assenza di extra
sbloccabili, di un sistema di scoring e di un new game plus, mina parzialmente la rigiocabilità . Tuttavia il tanto
divertimento che il gioco sa dare, i trofei, gli archievement e le battute al pepe di
Johnson, risultano validi incentivi per una seconda run, magari
a livello di difficoltà superiore.
Shadows of the Damned sebbene sul fronte gameplay non inventi nulla, limitandosi piuttosto a ripoporre, ibridare, espandere e perfezionare, diverte alla grande risultando fra i migliori TPS in circolazione.
Il suo essere
sboccaciato, critico, irriverente, rozzo ma anche tremendamente romantico e
riflessivo, lo rendono fra i giochi con più personalità degli ultimi
anni ed è proprio questo elemento che lo eleva sul semplice buon gioco.
4 Commenti
Ottima 'recensione' mi è piaciuta molto, SOTD ha un gameplay che funziona e diverte, direzione artistica inpeccabile, personaggi ben caratterizzati, fuori dalle righe, insomma eccezionali quindi un titolo da non sottovalutare, come ho spesso sentito fare
RispondiEliminaBellissima recensione. Molto obiettiva nonostante il grande amore verso questo tipo di produzioni.
RispondiEliminaConcordo con buona parte del testo. Un titolo che non innova niente, ma tira fuori uno stile, dei personaggi e un design generale che lo rendono un piccolo cult.
Finalmente una review di SOTD che condivido in pieno. Ad essere pignoli sul fronte meccaniche e gameplay non vengono però menzionate "le bolle di oscurità " (le particolari aree dall'inconfondibile colore bluastro) che caratterizzano la quasi totalità di gioco. Indiscutibilmente un elemento cardine alla base dell’esperienza e su cui fanno leva tutte le situazioni di puzzle solving e la totalità delle boss-fight. Si poteva dare un cenno di esistenza anche alle folli sessioni shoot’em-up a scorrimento laterale assorte a modello di teatrino con marionette, che comunque ho tanto apprezzato a livello di genialità e game design. Ad ogni modo recensione esaustiva...complimenti! La partnership tra Mikami e Suda51 ha dato i suoi frutti. SotD è un titolo che malgrado le perplessità iniziali riesce a rilanciarsi sulla distanza con forza e stile. La sua è una loquacità ludica più unica che rara e che mette radici in un contesto Dark/humor completamente inedito per il genere. Proprio come la tela di un grande artista, la vera bellezza di questo titolo è da ricercarsi nella sua visione d’insieme... un'opera che vanta le inimitabili pennellate di due grandi maestri. Sinceri complimenti ad EA per aver permesso tutto questo senza tagli o censure !
RispondiEliminaGrazie del commento esaustivo, merita una risposta altrettanto precisa...
RispondiElimina-Per l'aver glissato su certi aspetti del gameplay c'è una precisa giustificazione: Pagellone mira ad essere una trattazione più easy e di natura riepilogativa. Si rivolge perciò agli utenti che il gioco già lo conoscono unicamente per condividere una valutazione con loro, oppure, all'opposto, per stuzzicare la curiosità di quei giocatori che non l'hanno mai provato ma hanno bisogno di quella spinterella (non spoilerosa) per farlo.
Se avessimo voluto sviscerarlo ne avremmo fatto un In-depth sulla scia di DmC.
-Purtroppo di tagli al progetto ce ne son stati eccome. Pare che molte sezioni "stravaganti" siano state tagliate, che altri livelli shooter-horror non siano stati completati e che addirittura Black Knight Sword sia nato da tagli a SOTD. Prendi queste info con le pinze, più in là non escludiamo però di fare una più approfondita indagine a riguardo e di condividerne i risultati con voi.
Ad ogni modo grazie per i feedback e per il condividere i vostri pensieri sui vg. Lo scambio reciproco di vedute tra staff e utenza è uno degli obiettivi primari di GMC.